Continua a far discutere lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse che il Governo di Luigi Di Maio ha inserito nel Decreto Dignità. Tra i contrari anche Sassoli de Bianchi, presidente dell’UPT, l’associazione degli investitori pubblicitari.
Continua a far discutere lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse che il Governo di Luigi Di Maio ha inserito nel Decreto Dignità. Tra i contrari anche Sassoli de Bianchi, presidente dell’UPT, l’associazione degli investitori pubblicitari.
Continua a far discutere lo stop alla pubblicità di giochi e scommesse che il Governo di Luigi Di Maio ha inserito nel Decreto Dignità. Tra i contrari anche Sassoli de Bianchi, presidente dell’UPT, l’associazione degli investitori pubblicitari.
Intervistato da Italia Oggi, Sassoli de Bianchi ha espresso la sua contrarietà allo stop per la pubblicità ai giochi e scommesse: “Si tratta di un tema delicato, che va affrontato con vie intermedie. Che si intervenga è una cosa di gran senso, ma in questo modo togliamo ogni forma di comunicazione al gioco”.
Le misure introdotte dal Decreto dignità in merito al divieto di pubblicità di giochi e scommesse rischiano punto di favorire il li gioco illegale, poiché il giocatore non ha più un mezzo dove potersi informare. Un tema già discusso molto.
Come riportato dai colleghi di agimeg, a subire le maggiori conseguenze saranno le società di calcio e fra i mezzi la televisione. Il Decreto non risparmierà nemmeno internet. Sassoli su Italia Oggi ha parlato inoltre del codice di autodisciplina (che già contiene otto articoli sull’argomento), con regole più stringenti o l’istituzione di fasce protette.
Di recente il noto psichiatra Paolo Crepet ha detto: “Il Governo non può cavarsela con un decreto. Certo, la pubblicità va regolata. Ma la questione dell’azzardo andrebbe fronteggiata con altra serietà. Esplorando un mondo sconosciuto, ancora di più dopo l’avvento delle tecnologie digitali che hanno stravolto costumi e abitudini. Si, ci vorrebbe più serietà e meno isteria”.
Insomma, si sta facendo la guerra al nulla, perché ad oggi dati concreti sulle problematiche derivanti dal gioco non esistono, dunque, come dice Crepet, il Governo è solo a caccia di consensi.