Sono giornate frenetiche e decisive quelle che sta affrontando il Casino di Venezia, alle prese con una privatizzazione osteggiata però dai dipendenti. Due sole strade sembrano attualmente percorribili: ricapitalizzazione o liquidazione.
Sono giornate frenetiche e decisive quelle che sta affrontando il Casino di Venezia, alle prese con una privatizzazione osteggiata però dai dipendenti. Due sole strade sembrano attualmente percorribili: ricapitalizzazione o liquidazione.
Sono giornate frenetiche e decisive quelle che sta affrontando il Casino di Venezia, alle prese con una privatizzazione osteggiata però dai dipendenti. Due sole strade sembrano attualmente percorribili: ricapitalizzazione o liquidazione.
Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, e Vittorio Ravà, amministratore delegato del Casino, stanno per alzare bandiera bianca. La situazione si sta facendo insostenibile, per via di un debito pari a 174 milioni di euro, per nulla aiutato da un calo degli incassi che nei primi tre mesi del 2012 ha toccato il 20% rispetto all'anno scorso.
Tempi duri per il Casino di Venezia
Oggi verrà votata la convocazione dell'assemblea del Casino di Venezia, durante la quale verrà deciso se mettere in liquidazione la società che lo gestisce, o se invece tentare la strada della ricapitalizzazione. Non che ci siano alternative, visto che è tutto previsto dal codice civile che, in casi del genere, si proceda in questo modo.
I dipendenti del Casino di Venezia si sono detti contrari alla privatizzazione, e la loro posizione sta trovando sempre maggiore appoggio politico all'interno della giunta comunale. Da più parti privatizzare ora il casino viene visto più come una svendita, che una effettiva vendita: l'ideale, secondo questa linea d'azione, sarebbe ricapitalizzare, risanare, ridurre le spese e solo poi eventualmente vendere.
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