Blackjack Hall of Fame, Keith Taft: il giocatore high-tech

Se da piccoli uno dei vostri cartoni animati preferiti era “L’ispettore Gadget”, sappiate che Keith Taft era molto simile a lui, dato che per vincere e battere il banco ha indossato più volte dispositivi elettronici nascosti sotto gli indumenti, anche nelle scarpe.

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Se da piccoli uno dei vostri cartoni animati preferiti era “L’ispettore Gadget”, sappiate che Keith Taft era molto simile a lui, dato che per vincere e battere il banco ha indossato più volte dispositivi elettronici nascosti sotto gli indumenti, anche nelle scarpe.

 

Un vero genio dei computer e della truffa; un mix vincente che gli ha permesso di mettere in ginocchio per anni diversi casinò degli Stati Uniti. La storia di Keith Taft inizia verso la fine degli anni ’60, quando, assieme al figlio, inizia a progettare il suo primo computer da impiegare nelle case da gioco.

 

La sua ossessione nel voler a tutti i costi battere il banco parte dopo una vacanza alle Bahamas, dove viene in contatto con il libro “Beat the Dealer” di O. Thorp, un testo dove viene spiegato il conteggio delle carte e come applicarlo al blackjack. Ma contare non era il suo forte, quindi si è affidato alla tecnologia e a sviluppato un computer in grado di battere i tavoli di blackjack.

 

La sua prima infezione si chiamava ‘Geroge’, e pesava cinque chili. Lo nascondeva sotto una larga camicia, e usava le dita dei piedi per inviare dati al computer. Ma lo abbandonò presto, poiché troppo ingombrante. Quindi perfezionò il suo primo prototipo e creò ‘David’, decisamente più leggero.

Ecco come nascondeva i suoi marchingegni (@vegastripping)

Con ‘David’ fece subito bingo, iniziando a vincere grosse cifre in poche settimane. Ma dopo un po’ iniziò a pensare che forse era meglio vendere la sua creazione; un decisione presa dopo essere stato interrogato da alcuni agenti del Nevada Gaming Control Board, nonché l'FBI. Fortuna per lui, lo rilasciarono, in quanto non riuscirono ad accusarlo di truffa.

 

Dopo ‘David’, arrivò ‘belly-telly’, creato dal figlio di Keith Taft, Marty. Si trattava di una piccola video-camera montata sulla cintura, che inviava le immagini in un furgone parcheggiato all’esterno del casinò. Il computer riceveva i dati e identificava il valore della carta del mazzo.

 

Padre e figlio inventarono poi ‘Thor’, un dispositivo che ha portato poi all’infezione dei video-reader, alta tecnologia impiegata oggi per barare ai tavoli di blackjack e baccarat. Ma se beccati, si rischia grosso, sopratutto nel Nevada, dove è illegale qualunque tipo di dispositivo elettronico, un reato punibile fino a dieci anni di carcere. Keith Taft, nonostante abbia vinto usando metodi poco leciti, nel 2004 è stato lo stesso inserito nella Blackjack Hall of Fame. E’ morto nell’agosto del 2006.

 

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