Il commissario prefettizio ha praticamente confermato che per quanto rigaurda la privatizzazione della sala da gioco, eventualmente se ne riparlerà solo quando sarà stato eletto il nuovo sindaco.
Si arricchisce di un nuovo capitolo l’ormai lunga storia tra il Casinò di Venezia e il processo di privatizzazione, del quale ormai si parla da ben più di un anno. Qualche giorno fa, infatti, il commissario prefettizio Vittorio Zappalorto è tornato a parlare della situazione della sala da gioco veneta, in termini piuttosto chiari.
Zappalorto, chiamato a reggere le fila del comune dopo le dimissioni di sindaco e giunta (travolti dallo scandalo degli appalti del Mose), ha infatti dichiarato come la sua posizione non gli permetta di prendere decisioni a lungo termine, soprattutto di importanza fondamentale come sarebbe la privatizzazione del casinò.
A conti fatti, ha ricordato il commissario prefettizio, il suo compito è quello di traghettare Venezia fino al massimo alla prossima primavera, quando dovrebbero svolgersi le elezioni per il nuovo sindaco. Di fatto, Zappalorto ha praticamente detto che fino ad allora sarà impossibile arrivare a un percorso così netto per il casinò.
L’ipotesi più probabile, dunque, è che da qui alla prima metà del 2015 non si faccia altro che cercare di mettere qualche toppa qua e là, per arginare la crisi che ha colpito il Casinò di Venezia – come tutti i casinò italiani, del resto – negli ultimi anni. Poi la patata bollente passerà tra le mani del nuovo sindaco.