Sembrava filare tutto liscio nell’approvazione della legge per l’apertura del mercato dei casinò in Giappone, ma il governatore di Tokyo ha alzato le barricate: il progetto non è una priorità.
Sembrava filare tutto liscio nell’approvazione della legge per l’apertura del mercato dei casinò in Giappone, ma il governatore di Tokyo ha alzato le barricate: il progetto non è una priorità.
Sembrava filare tutto liscio nell’approvazione della legge per l’apertura del mercato dei casinò in Giappone, ma il governatore di Tokyo ha alzato le barricate: il progetto non è una priorità.
Altro che discussione a giugno e prima approvazione a settembre. Altro che modello-Singapore. Il rischio, concreto, è che a Tokyo di un casinò importi relativamente poco o nulla. O meglio, di sicuro questa è la posizione del governatore della metropoli, Yoichi Masuzoe, che ha fatto sapere di non gradire il progetto.
“Non è una priorità della città”. Così Masuzoe ha fatto prendere un colpo ai partiti di governo giapponesi, che evidentemente avevano dato per scontato che il mercato dei casinò terrestri interessasse tutte le città, specialmente quella che nel 2020 ospiterà i Giochi Olimpici Estivi. E invece, il governatore di Tokyo ha parlato di “problemi potenziali, tipo il riciclaggio di denaro”.
Secondo Masuzoe, insomma, i casinò non sono la risposta a chi vuole migliorare l’economia giapponese. La chiusura è netta e definitiva, dunque? Forse no. Il governatore ha affermato come il dibattito sui problemi legati all’introduzione dei giochi da casinò sia stato affrontato, sì, ma non in maniera approfondita come avrebbe voluto.
Le cose si complicano, dunque, per quello che gli analisti hanno già definito come il potenziale secondo mercato dei casinò al mondo, per un volume d’affari che dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 miliardi di dollari l’anno. Con buona pace delle aziende, come la Las Vegas Sands di Sheldon Adelson, che già avevano cominciato a farsi due calcoli.