L’Aquis e il Broadwater, che dovrebbero presto ricevere una licenza dal governo australiano, costeranno insieme ben 16 miliardi di dollari. Pare che dietro ci siano alcuni imprenditori provenienti dalla Cina.
L’Aquis e il Broadwater, che dovrebbero presto ricevere una licenza dal governo australiano, costeranno insieme ben 16 miliardi di dollari. Pare che dietro ci siano alcuni imprenditori provenienti dalla Cina.
L’Aquis e il Broadwater, che dovrebbero presto ricevere una licenza dal governo australiano, costeranno insieme ben 16 miliardi di dollari. Pare che dietro ci siano alcuni imprenditori provenienti dalla Cina.
Mentre in Giappone si continuano a fare passi avanti verso la legalizzazione dei casinò, in Australia – dove le sale da gioco fanno sentire la loro presenza ormai da anni – si valuta la possibilità, pressoché concreta, di concedere altre due licenze per la creazione di altrettanti mega resort, l’Aquis e il Broadwater.
Il primo sorgerebbe a Cairns, mentre il secondo vedrebbe la luce sulla Gold Coast: gli investitori avrebbero pronti qualcosa come 16 miliardi di dollari in totale, pur di entrare nel lucroso mercato del gambling australiano. Jeff Seeney, vice primo ministro australiano, ha lasciato intendere nei giorni scorsi che non dovrebbero esserci problemi sull’assegnazione delle licenze.
L’Australia, d’altro canto, spinge molto sui casinò come incentivo al turismo, e due nuovi resort giganteschi sono sicuramente un buon modo per richiamare visitatori da tutto il mondo. In ogni caso, non verranno messi in secondo piano discorsi quali l’impatto ambientale dei due nuovi casinò, il parere degli enti locali ed eventualmente il parere del Commonwealth.
Naturalmente anche in Australia c’è chi non vede di buon occhio la proliferazione delle sale da gioco terrestri. Anche perché, dicono i detrattori, in realtà dietro ai progetti dell’Aquis e del Broadwater ci sarebbero degli investitori cinesi. Il partito del no al gioco teme che i nuovi mega-resort possano aumentare il problema della ludopatia.