Secondo Fabio Felici, direttore di Agicos, nella stragrande maggioranza dei casi si parlerebbe di ludopatia affidandosi a dati e numeri tutt'altro che precisi. Il problema esiste, ma va affrontato con sincerità e nel modo giusto.
Secondo Fabio Felici, direttore di Agicos, nella stragrande maggioranza dei casi si parlerebbe di ludopatia affidandosi a dati e numeri tutt'altro che precisi. Il problema esiste, ma va affrontato con sincerità e nel modo giusto.
Secondo Fabio Felici, direttore di Agicos, nella stragrande maggioranza dei casi si parlerebbe di ludopatia affidandosi a dati e numeri tutt'altro che precisi. Il problema esiste, ma va affrontato con sincerità e nel modo giusto.
In una lunga intervista comparsa su Agicos, il direttore dell'agenzia stessa Fabio Felici ha parlato a cuore aperta di ludopatia, un argomento spesso affrontato più come uno slogan, che con cognizione di causa. Il problema della ludopatia, come qualsiasi altra forma di dipendenza o compulsività, non è da sottovalutare, ci mancherebbe, a patto che lo si prenda nel modo più corretto.
Fabo Felici
Spesso, sottolinea Felici, si fa riferimento al gioco come un demone che si nutre delle disgrazie altrui. Si dice ad esempio che nei periodi di crisi, gli italiani si affidino di più al gambling, nella speranza di cambiare vita. Ma Felici fa notare come il mercato dei giochi in Italia sia in costante crescita da 9 anni, quando di crisi non si sentiva neanche parlare.
Il motivo della crescita risiede nel fatto che dal 2003 a oggi l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato ha intrapreso tante iniziative in tal senso: la legalizzazione di alcuni giochi e la cancellazione di altri (sì a newslot, no ai videopoker), l'ampliamento costante dell'offerta, l'attuazione della black list dei siti illegali, e così via.
Nell'offerta italiana mancano solo le slot online
Per quanto riguarda la ludopatia, poi, Felici ha parlato dei dati del Codacons: su 35 milioni di giocatori (incluso ovviamente anche chi gioca una volta l'anno), solo una percentuale compresa tra lo 0,6% e il 3% sarebbe a rischio ludopatia. Una percentuale che potrebbe scendere di molto prendendo in esame i dati della Siipac (Società Italiana di Intervento sulle Patologie Compulsive), dove l'anno scorso sono state solo 5.000 le richieste di intervento.
Felici chiude il suo intervento facendo un confronto con i dipendenti dall'alcol, che in Italia sarebbero 1.300.000: anche a prendere per buoni i dati del Codacons, sarebbero comunque molti di più rispetto a chi soffre di ludopatia. Eppure, fa notare il direttore di Agicos, nessuno ha mai fatto battaglie politiche o sociali per far chiudere bar e locali…
Vieni a commentare questo e altri articoli sul nostro forum!