Mentre in Parlamento si discute su circa cinquanta emendamenti riguardanti il gioco, e mentre alla Camera si parla di dipendenza dal gioco, il direttore Antonio Tagliaferri spiega per quale motivo AAMS non ha potere sulla pubblicità.
Mentre in Parlamento si discute su circa cinquanta emendamenti riguardanti il gioco, e mentre alla Camera si parla di dipendenza dal gioco, il direttore Antonio Tagliaferri spiega per quale motivo AAMS non ha potere sulla pubblicità.
Mentre in Parlamento si discute su circa cinquanta emendamenti riguardanti il gioco, e mentre alla Camera si parla di dipendenza dal gioco, il direttore Antonio Tagliaferri spiega per quale motivo AAMS non ha potere sulla pubblicità.
“I Monopoli, a legislazione vigente, non hanno poteri di intervento diretto, nè di tipo censorio nè di carattere sanzionatorio, sulla pubblicità dei prodotti da gioco”. Parole e musica di Antonio Tagliaferri, direttore dei giochi per l'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, che ha toccato un argomento molto sentito nell'ultimo periodo.+
La pubblicità dei giochi fa discutere
Tagliaferri ha sottolineato la delicatezza di questo discorso, dopo che da più parti si è ventilata l'ipotesi di impedire alle aziende operanti nel settore dei giochi a pagamento di poter effettuare campagne pubblicitarie, proprio come succede per le multinazionali del tabacco: “Sarebbe una mossa che potrebbe essere considerata lesiva della libertà”.
Non che non occorra mettere paletti più rigidi: “Una sia pur ridotta e controllata forma pubblicitaria dei giochi è ritenuta utile al fine di consentire ai consumatori di poter distingeure l’offerta di giochi legali da quella di giochi illegali e alle aziende che operano legalmente nel settore di farsi conoscere e presentarsi alla luce del sole, a differenza degli operatori del mercato nero”, ha detto il direttore giochi di AAMS.
Secondo Tagliaferri, la strada da seguire è quella del lavoro comune, di una sinergia tra i Monopoli di Stato e gli operatori del settore, in modo da creare un “codice di autoregolamentazione pubblicitaria” grazie al quale “espellere o attenuare tutte le pubblicità che possano promuovere più o meno direttamente una cultura secondo la quale la risoluzione dei problemi passi attraverso il gioco”.
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