Giochi, la situazione europea

La sentenza Stanleybet di settimana scossa ha fatto tornare alla ribalta un problema in realtà mai sopito: come si integrano le leggi comunitarie con quelle interne agli Stati membri? In generale, in Europa regna ancora parecchia confusione.

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La sentenza Stanleybet di settimana scossa ha fatto tornare alla ribalta un problema in realtà mai sopito: come si integrano le leggi comunitarie con quelle interne agli Stati membri? In generale, in Europa regna ancora parecchia confusione.

Il mercato dei giochi sta vivendo un periodo piuttosto tumultuoso, nel Vecchio Continente. Tra sentenze clamorose, come quella della Corte di Giustizia Europea che ha dato ragione al bookmaker Stanleybet (e che ci riguarda da vicino), e leggi contrastanti, una cosa sembra chiara: ciascun Paese si muove per i fatti suoi.


Chissà se le leggi sul gambling valgono pure sott'acqua…

Non a caso, durante il meeting dei regolatori del gioco tenutosi a Bruxelles, il governo britannico ha sottolineato ancora una volta la necessità che gli Stati lavorino in sincronia e in sintonia, in modo da creare un mercato unico europeo, entro il quale qualsiasi operatore abbia la possibilità di offrire i propri servizi di gambling ovunque.

La presa di posizione del Regno Unito sembra la più logica e ovvia, ma contrasta con gli interessi economici di Paesi come ad esempio l'Italia, che con il regime di licenze (rilasciate dai Monopoli) ha trovato una nuova, ricca e per certi vesti insperata fonte per ridare ossigeno alle casse dello Stato. Un mercato unico, nel quale una licenza (europea) varrebbe l'altra, potrebbe significare meno entrate.


David Cameron, primo ministro inglese

E poi ci sarebbe da superare anche il muro di alcuni stati, come l'Olanda, che hanno recentemente ribadito il “no” secco ad alcune forme di gambling. Una recente sentenza della Corte Suprema olandese, con il beneplacito della Corte di Giustizia Europea, ha stabilito che gli operatori esteri devono dotarsi di un software che impedisca ai giocatori olandesi di raggiungere i loro siti e, quindi, di giocare.

La sensazione è che la strada da percorrere sia ancora molto lunga e tortuosa. Gli interessi in ballo tra Stati e operatori sono tanti e in molti casi contrastanti tra loro, e una politica europea che porti alla creazione di un mercato unico e condiviso sembra ancora ben lontana dall'essere una realtà. Con buona pace dei giocatori, costretti a servizi spesso incompleti e per questo poco appetibili.

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