Nonostante l’ottimismo del Ministro dell’Interno Angelino Alfano circa la possibilità di aprire un casinò (o due) in Sicilia, il nuovo presidente di Federgioco la pensa in modo diverso.
Nonostante l’ottimismo del Ministro dell’Interno Angelino Alfano circa la possibilità di aprire un casinò (o due) in Sicilia, il nuovo presidente di Federgioco la pensa in modo diverso.
Nonostante l’ottimismo del Ministro dell’Interno Angelino Alfano circa la possibilità di aprire un casinò (o due) in Sicilia, il nuovo presidente di Federgioco la pensa in modo diverso.
Negli ultimi mesi si è fatto un gran parlare della possibilità di aprire nuovi casinò in Italia. Il discorso salta fuori ciclicamente, ma mai come in questo periodo si sono fatti sempre più concreti e insistenti. Ma davvero la nostra Penisola riuscirà ad ospitare nuove sale da gioco, oltre alle quattro ormai storiche?
Ricapitolando, la nuova ondata di richieste è stata scatenata dalla Sicilia, dove l’Assemblea Regionale ha approvato – ormai tre mesi fa – un disegno di legge (il famoso ddl Leanza) nel quale chiede al Governo la facoltà di aprire un casinò a Palermo e uno a Taormina. Il tutto con il beneplacito di Angelino Alfano, Ministro dell’Interno.
Poi sono arrivate le richieste da parte di San Marino, da parte di un movimento di giovani imprenditori (‘Sognando San Marino’), e del sindaco di San Pellegrino Terme. Le motivazioni sono simili a quelle addotte dalla Sicilia: rilancio del turismo e creazione di nuovi posti di lavoro, in un momento di crisi economica.
Eppure sembra difficile che l’Italia rompa quella che ormai è diventata una tradizione. Anche perché persino Vittorio Ravà, nuovo presidente di Federgioco, non ha mostrato molto entusiasmo sull’argomento.
“I quattro casinò nascono come supporto economico per gli enti locali, ma bisogna capire che aprire una nuova casa da gioco è un business complicata che prevede investimenti economici e tanta formazione. Solo le grandi città possono offrire contesti economicamente interessanti”, ha dichiarato Ravà.